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Il COVID-19 lo ha dimostrato: puntare tutto sul turismo è un errore gravissimo. Come rimediare?

I numeri in picchiata che ci aspettano, in quanto a presenze e pernottamenti, nei prossimi mesi a Trieste, non fanno piacere a nessuno. Ma ci danno la possibilità di determinare che tipo di strategie potranno portare Trieste a crescere – e quali evitare.

Fra quelle da evitare c’è il mantra che ci sentiamo ripetere ormai da decenni: turismo, turismo, turismo. Senza alternative e senza contesto, per molti anni questo è sembrato essere – almeno secondo la stragrande maggioranza dei politici – l’unico destino di Trieste per cui valesse la pena investire.

Siamo in duecentomila, a Trieste, più altri centomila circa nella “zona metropolitana” che ci circonda. I punti d’interesse di certo non mancano, da noi, ma non sono così prevalenti (né celebri nel mondo) come quelli che ha, per esempio, Venezia.
La stessa Venezia che, va ricordato, nel periodo in cui i turisti si sono moltiplicati ha visto scendere la popolazione del nucleo storico cittadino dagli oltre 170 mila cittadini del dopoguerra fino ai poco più di 50 mila di oggi [1]. 
Venezia vanta oltre 36 milioni di presenze, contro i soli 1,2 della città di Trieste [2]. Il problema, davanti a questo confronto, è talmente evidente da non dover aggiungere altro.

Ma ci sono anche altri fattori da considerare, meno ovvi ma altrettanto fondamentali:

1. In mancanza di attrazioni in grado di attirare milioni di turisti all’anno, dobbiamo puntare ad offrire un’esperienza unica a chi arriva. Quest’aspetto, ad oggi, non è stato sviluppato, se non in minima parte.

2. A parità di attrazioni, una città ricca (in senso lato) attira visitatori, una città povera li repelle. A parte un – a tratti pregevole – maquillage delle zone centrali, Trieste oggi rimane, specialmente se paragonata alle città davvero turistiche, piuttosto sporca e poco curata. Questo ci dice però che, puntando a ravvivarne l’economia reale, anche il turismo ne gioverebbe significativamente.

3.
 Di conseguenza, per un posizionamento che sia di successo e che includa una visione turistica compiuta, l’ordine di importanza prevede prima di tutto di agire per far ripartire l’economia e l’occupazione, a Trieste. Fare l’opposto, al contrario, indebolisce la nostra economia, e di conseguenza noi tutti.

Il coronavirus ha messo davanti ai nostri occhi una realtà chiara: il turismo presenta delle forti criticità, in quanto la domanda (chi vuole venire) è estremamente fragile (alla prima emergenza, piovono disdette), mentre l’offerta (chi opera nel settore) in mancanza di alternative è debole e vulnerabile.

Il turismo è una parte importante del futuro di Trieste. Ma dev’essere la logica conseguenza di politiche in grado di generare sviluppo e benessere, prima e indipendentemente da esso. Fino ad oggi si è fatto l’opposto, delineando una strada per il futuro così dissestata e pericolosa da renderne la percorrenza un atto di autolesionismo.

Non tutto è perduto: il recente rafforzamento della capacità alberghiera e nei servizi tornerà utile, passato il periodo di emergenza. Ma solo ed esclusivamente se un nuovo approccio pragmatico, progettuale e anti-ideologico sarà in grado di prendere piede.

Il motore economico di base di Trieste è sempre stato e dev’essere il suo Free Port. Che non consiste del solo spostamento di container o petrolio, le attività poco redditizie sviluppate oggi, ma anche e soprattutto di attività emporiali ad ampio raggio, fra cui la trasformazione di semilavorati e l’incubazione di nuove imprese a condizioni vantaggiose.

Se sapremo sfruttarlo adeguatamente secondo la legge internazionale in vigore, Trieste sarà in grado di assurgere al proprio ruolo di città-porto.
Un ruolo naturale per noi, che genera da sempre un forte interscambio non solo di merci, ma soprattutto di idee e di persone, generando di conseguenza una forte attrazione turistica.

Fonti:
[1] Comune di Venezia – Popolazione residente dal 1871 al 2019
[2] Istat 2018 – Movimento dei clienti negli esercizi ricettivi per Movimento dei clienti negli esercizi ricettivi per tipo di esercizio

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